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francesco.michi
il 5.8.2005



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riferimento temporale/time reference : 4 ,1977


Malgrado Voi - battaglie del movimento...

Ecco un paio di foto pubblicate in un libro che mi fu regalato proprio da Carlo Giabbanelli ed altri amici un giorno a Santarcangelo - eravamo spettatori al festival di teatro - anni dopo - ma non tanti - quelli di cui il libro trattava.
Un libro documentario intitolato MALGRADO VOI, di Enrico Scuro e con un intervento scritto di Franco Berardi, noto come Bifo.
Mi fu regalato perché una foto al suo interno, la prima, "bologna1", mi ritrae. Io non sapevo allora del libro ed oggi a malapena ricordo i fatti - "I moti di Bologna?".
La foto mi rappresenta nella prima fila di un corteo di musicanti, il sassofonista nel centro. Siamo a Bologna, nella primavera del 1977. Una manifestazione. Un comizio. Una festa. Un concerto con più band.
Io allora suonavo in un gruppo chiamato "Il Canzoniere del Valdarno", con mio fratello Antonio, Giampiero Bigazzi, Luciano Morini e Claudio Resti. Questi i nomi. Giampiero è ora anche discografico con l'etichetta indipendente Materiali Sonori. Nella foto, poco dietro di me, dietro le spalle dell’atro sassofonista, sbuca la testa di Luciano

La FOTO
La foto si spiega così:
da una parte il popolo della manifestazione, dall’altra la polizia con scudi e manganelli (a questo proposito rimando alla seconda foto, “bologna2”). Se ricordo bene la paura era che ci fossero provocazioni dei gruppi di autonomia.
All’improvviso, durante la manifestazione in piazza maggiore a Bologna, la tensione si alzò, non ricordo il perché (ed il libro non lo spiega). Di corsa, un espediente, non so chi abbia avuto l’idea, forse Giampiero che è sempre stato lucido, o qualcun altro dell’organizzazione… formiamo tutti una banda, facciamo un corteo e passiamo davanti alla polizia per fare un muro fra le due parti e mollare la tensione.
Io non sono mai stato un coraggioso e anche allora avevo paura ad andare proprio nel mezzo, ma l’idea era giusta quello era il mio “compito”, il nostro compito di musicisti e di militanti – o di musicisti/militanti.

Sono eventi ed anni che sono stati importanti nella mia vita ma che oggi trovo difficile ricostruire, ricordare. Perché? Forse basterebbe un elenco di fatti che mi coinvolsero, per recuperare? Ma c’è qualcosa che io percepisco come “complicato” nelle matasse dei fatti di allora. Chi c’era a Bologna quel giorno? Questo è un appello!, chi si ricorda dei fatti – certo! – ma anche delle emozioni di quei giorni e di quegli anni (…70…)?. La paura, l’urgenza, l’impegno, quella sorta di senso di partecipazione alla storia (del quale peraltro mi pare che siamo rimasti dolorosamente orfani – almeno parlando per me. Una rimozione, allora, questo smarrimento nel ricordare?).

Prima che cominciassimo a suonare insieme il Canzoniere del Valdarno era formato solo da Giampiero Bigazzi e Claudio Resti, due chitarre ed una voce. Se la memoria non mi inganna, emisero un volantino che diceva: ”Il Canzoniere del Valdarno: musica per cambiare il mondo”
Noi tutti, che vivevamo nello stesso ambiente, lo giudicammo presuntuoso.
Non lo era.
Il significato non era che Giampiero scriveva canzoni che avrebbero cambiato il mondo, ma che se c’era un senso nell’andare e suonare e fare questo mestiere, quello era far coincidere l’esigenza di far musica con una urgenza etica e politica.
L’ho capito anni dopo (non sono così ritardato… il volantino, che classificato presuntuoso era stato archiviato da qualche parte della mia memoria, un giorno, chissà cosa scattò, mi tornò in mente all’improvviso), dopo aver cessato di lavorare con Giampiero, ma interpretare così il mio ruolo di musicista è quello che ho sempre fatto e dichiarato, in tutte le fasi del mio lavoro che si sono succedute, compreso questo CONNECTED MEMORIES, che, come ho più volte scritto nei testi introduttivi e teorici su questo sito, io considero un lavoro “musicale”.

Questo non è un saggio, è una memoria. Una memoria per riportare la mia/nostra memoria a emozioni di quel periodo: oggi tempi e modalità di comunicazione sono cambiate, la nostra visione di “allora” è cambiata, sono subentrate critiche e dubbi, ragionamenti “con i piedi per terra” – e anche l’urgenza etica trova “terreni di coltura” diversi.



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