Memoria spedita da/Memory sent by:
francesco.michi
il 11.9.2006



memory padre/father
A proposito di epica

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vroukunda - movie



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riferimento temporale/time reference : nn


Non ci rimarrà altro

Non ci rimarrà altro che i racconti
Attenzione, quello che voglio dire non ha nulla a che vedere col rammarico di chi immagina per sé (e per gli altri) un triste futuro nel quale il ricordo sarà l'unica consolazione. No, è un discorso tecnico quello che voglio fare.
Ci saranno supporti inimmaginabili per le nostre memorie: chissà come saranno le foto, o i filmati... e poi chissà cos'altro. E la nostra vita sarà piena.
Eppure, quello che veramente rimarrà saranno i nostri racconti, e quelli delle altre persone
Saranno l'unica possibilità di ricostruire un contesto ( o più contesti) per tutti i documenti che conserveremo.
Non mi sento di condividere l'emozione di Carlo rispetto al passato (o a un passato specifico); non mi sento di giudicare "cazzate" quello che ha guidato le nostre azioni, e quello che pensavamo.
La storia può dire quel che vuole. L'oggettività dei fatti così come il "senno del poi" possono dire ciò che vogliono, ed hanno anche ragione dal loro punto di vista, perché quando entrano in campo loro il futuro si è già realizzato ed ha spalmato su tutto la sua versione dei fatti.

E' forse vero che tutte le aspettative che hanno formato la nostra giovinezza e che Carlo cita possono essere risultate infantili e velleitarie, ma la nostra esperienza sta nel contesto nel quale l'abbiamo vissuta , con le emozioni che l'hanno accompagnata (nel bene e nel male).

Quel contesto, nel quale le nostre “gesta” si sono inserite è la “verità”, è quello che sapevamo, e di questo solo il nostro racconto rimane.

Anche se non ha molto senso parlare di “se”, mi voglio permettere di appuntare che se tutto ciò che ha motivato il nostro agire in gioventù, nell’aspettativa di un risultato, fosse stato coronato dal raggiungimento di questo risultato, il cambiamento del mondo per opera anche nostra, beh, allora non risulterebbe strano parlare di una epopea.
E comunque, quando parlo di “gesta” io non intendo grandi cose. Il contesto può sì essere quello della prassi rivoluzionaria, ma anche quello di un viaggio estivo, che so, in Spagna. Le “gesta” che intendo sono le nostre azioni presenti a noi stessi e, come dire?, consapevoli di un loro “futuro”.

Di queste “gesta” è fatta l’epopea (crepuscolare) della nostra gioventù.

Alcuni di voi sanno che mi occupo di musica e/o di suoni.
Da qualche anno sono sempre più interessato al racconto dei suoni piuttosto che all’udirli o produrli.
Ormai siamo abituati a sentire in contesti diversi (ad esempio casa nostra) suoni prodotti chissà dove e chissà quando: Il compositore canadese Murray Schaefer chiamava questo fenomeno “schizofonia”.
La registrazione e la riproduzione non ci danno veramente conto del contesto: il racconto sì.

In un bellissimo sito arcaico nell’isola di Karpathos, Vroukunda, c’è una campana, in qualche modo legata ad una tradizione che comincia col ritrovamento di una icona miracolosa e la costruzione di un a chiesa in una roccia. Si celebra una festa di tre giorni in quel sito, con canti, balli e falò giorno e notte e la campana dirige i tempi.
Ho registrato quel suono, con lo scopo di utilizzarlo in qualche modo. Quando lo ascolto sento un suono di campana: una campana piccola, né più né meno. Nulla nel suo suono ci racconta quello chee di lei è più bello, il golfo con le rovine e gli echi dei tre giorni di festa e preghiera e canti.

L’emozione che accompagna tutto questo sta nel racconto.


Riguardo all'allegato: ho registrato la campana, in mancanza di meglio, con la camera del cellulare. Non ricordavo il minifilmato... la cosa buffa è che, con l'idea che mi interessava il suono, ho proprio sdegnato di riprenderne l'immagine.



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