Memoria spedita da/Memory sent by:
Carlo.Giabbanelli
il 25.12.2005



memory padre/father
del cibo e della consolazione - tecniche



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riferimento temporale/time reference : anni sessanta


non me ne va più

Io non traevo nessuna consolazione dal cibo. Anzi, era una vera tortura. C'erano pochissime pietanze che mi attiravano: i ravioli al sugo, la pastasciutta, la minestra di fagioli, il rosbif alla maniera della nonna: molto cotto, morbido e coll'olio marrone in cui facevo gustosi intingoli col pane, le patate lesse che mi piaceva spiaccicare con la forchetta, quelle arrosto e credo niente altro. La fettina la mangiavo per dovere e la trovavo tollerabile a patto che fosse senza nervi e grassini; così costringevo i miei aguzzini a complicate operazioni autoptiche.
Mia madre non solo non sapeva cucinare, ma odiava bellicosamente stare ai fornelli. Era roba di tutti i giorni sentirla imprecare furibonda contro l'acqua della pasta che traboccava o contro le patate che si erano attaccate. La frase esatta e ricorrente era: "Accident'a te e chi t'adora!" urlata in tono isterico.
Credo che il riferimento all'adorante, neanche troppo nascosto, fosse per mio padre che, seduto a tavola, aspettava muto e ostile.

La mia frase preferita invece era: "Un me ne va più..." detta in tono lagnosetto, come a implorare che mi lasciassero stare. Per essere più convincente avevo imparato a farmi venire i conati di vomito e quando proprio non mi venivano riuscivo comunque ad imitarli alla perfezione. Se tutto ciò non bastava a liberarmi, passavo a "Me fa schifo!" questa volta in tono esasperato.
In realtà forse questa era proprio la sostanza del mio rapporto col cibo. Ero pronto al disgusto, se sentivo un sapore sconosciuto o una consistenza inconsueta. Non volevo sorprese, solo conferme. Forse perché mangiare era per me più un'emergenza che un'avventura.

Un ricordo remoto: mio padre che mi imbocca e per distrarmi racconta Pinocchio secondo varianti improvvisate.
L'unico pezzetto che rammento diceva più o meno così:
"... e allora Geppetto si mise a cercare Pinocchio e cammina cammina gli si consumarono tutte le suole delle scarpe e poi tutti i calzini e poi la pelle dei piedi e quando camminava faceva cic-ciac cic-ciac e lasciava tutte le impronte di sangue sulla strada."

Comunque buon natale e buon anno anche da parte mia, cittoni.


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