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barbaragestri
il 30.12.2005



memory padre/father
del cibo e della consolazione - tecniche

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riferimento temporale/time reference : natalizio


La cuoca del Cafè Anglais

Non mangiavo,da piccola, non mi piaceva.
Mi imboccavano,un po’ a turno,e subito
il momento del pasto
diventava una battaglia,
loro,gli aguzzini esasperati
e io che piangevo e vomitavo.
Mi ritrovavo segregata al tavolo,per ore e ore,
come se la mia inappetenza fosse solo un dispetto,
le mie lacrime e le mascelle serrate spasmodicamente
una semplice svogliatezza.
Di tutte queste sofferenze
ricordo il sapore della carne,
biascicata fino all’inverosimile
che diventava sapore di carta bagnata,
sapore grigio,terroso,motoso.
Sono stata secca come un uscio
fino a quando è nata Margherita,14 anni fa.
Dopo ho cominciato a mangiare con gusto,
ad avere un sacco di voglie ,
in pratica mi piaceva tutto,
ma soprattutto
mi piaceva il momento del pasto,
sedersi,ritrovarsi,gustare i sapori e gli affetti.
Sono anche ingrassata, ma poiché ero magrissima
sembravo rifiorita,sbocciata.
Finalmente imparavo a mangiare.
Ricordo che quando ero incinta di Oliviero,
nel mese di agosto ,avevo voglia di involtini primavera.
Trovai una friggitoria cinese,a Poggibonsi,
e un paio di volte alla settimana ci andavo,
un pancione enorme,
e tornavo a casa tutta contenta
con un bel cartoccio di involtini primavera fritti,
un caldo esagerato, e la goccia voluttuosa
all’angolino delle labbra.
Ci sono situazioni in cui, ancora,
mi piace da morire tenermi da ultimo
quella che individuo come la parte più invitante,
la sposto leggermente sul bordo,
come il bacon del bambino previdente,
come il triste bambino previdente rimando,posticipo
come la ridanciana Anna gusto,prendo.
Altre dove mi piace mescolare sapori colori
odori consistenze ,
altre,più rare,dove mangio assaporando,
con lentezza,senza fretta,
con i sensi allertati per gustare
e godermi quello che diventa un rito,
un momento importante, di condivisione.
Tutto questo scrivere di mangiari,di mangiare
mi ha fatto ripensare ad un breve racconto
di Karen Blixen,un racconto magico,
che mi fa ancora venire i brividi.
Non riuscivo a trovarlo in casa,
e l’ho ricomprato, e l’ho riletto.
Il pranzo di Babette.
Il pranzo della riconciliazione con il mondo,
con i sentimenti,
con le nostre possibilità.
In questo periodo esagerato l’ho riletto
e mi sono sentita Martina, Filippa,
ma soprattutto Babette..
Babette, l’artista comunarda,rivoluzionaria
la cuoca che sa incantare gli angeli.
Se avete tempo e un po’ di voglia,
fra un pranzo e un gran cenone,
vi consiglio di dargli una scorsa.
E’ quello che ci vuole,credetemi!
Buon anno...



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