Memoria spedita da/Memory sent by:
claudio.pozzi
il 26.3.2008




Chiunque può scrivere le sue memorie su Connected Memories _ Connected Memories è un tentativo di interpretare esteticamente le nostre memorie e la memoria in generale.
Nota: i testi che si inseriscono possono essere corretti, ma non cancellati

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Anyone can write their own memories on Connected_Memories. Connected_ Memories is an attempt to aesthetically interpret our memories and memory in general.
Note: the inserted texts can be corrected, but not cancelled

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riferimento temporale/time reference : 9 ,1989


il primo bacio

Era l’inizio del risveglio. Il mio risveglio. Dopo una lunga glaciazione. Si parla di giornate di fine estate, primi giorni di vendemmia. Lei vendemmiava. Io non più. Avevo già dato, negli anni precedenti. Stavo a casa, tranquillo, a traccheggiare fra un’idea e l’altra.
Arriva, con voce insolitamente argentina. Mi chiama e io mi affaccio. E’ giù sull’aia e mi guarda, spudorata. Ha un monte di bisogni da esprimere. Non più di due o tre in realtà: per l’urgenza con cui li elenca sembrano ancora di più, sicuramente impellenti ma, soprattutto, sono io che devo assolvere il piacere di accontentarla. Ricordo che le servivano un paio di cesoie... certo non si può vendemmiare senza.. e poi, e poi... un paio di pantaloncini comodi e freschi sì..fa caldo questo settembre è bello ma nel campo...non ci reggo con i jeans.
Voleva il caso che avessi nel guardaroba ereditato da amici e parenti un paio di pantaloncini che allora potevo permettermi di indossare, non proprio comodi per me, ma sicuramente freschi. Il tessuto era morbido e piacevole e copriva a malapena l’inguine.
Quel giorno tagliai corto, era già venuta altre volte a farsi riparare una borsa o a chiedermi lo zucchero.
Io, ancora, delle ere precedenti ricordavo qualcosa. Quindi: “bene, ecco le cesoie, non troppo grandi, adatte alla raccolta: questi pantaloncini erano di un’amica, li ho portati spesso anch’io, scusami ma ho da fare, devo uscire. Ci vediamo”.
Mantenne un fare ostinato: nessuna rimostranza apparente ma se ne andò con un sorriso furbetto, di chi sa che non finisce lì.
Passarono alcuni giorni, limpidi e tiepidi, infuocati sul mezzo del giorno, ma senza conseguenze per la piacevolezza dell’immensa pigrizia che stavo coltivando.
Ero lì, sdraiato sulla mia stuoia, nel centro della stanza: me la vedo apparire, fresca, sorridente, sbarazzina, con addosso i pantaloncini. Era nella pausa pranzo. Sbrilluccicavano di sole, lei, i suoi occhi, il suo sorriso. Come nulla fosse, e prevenendo ogni possibile reazione, mi si sdraia addosso, con la leggerezza di una foglia ed il calore suadente di un frutto appena colto. Odorava di mosto. Fu un turbine di dolcezza, di introversa emozione, un tremito incontrollabile e profondo. Fu quando le nostre labbra si unirono che vidi per la prima volta chiaro e netto il terzo occhio che le ornava la fronte.



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